Consigli per gli Utenti


Design e Qualità del Calore

L'Importanza del Combustibile


Uno dei più frequenti errori che si commettono nel bruciare legna, è di bruciare legna verde, non stagionata. Più della metà del peso della legna appena tagliata è costituito dall'acqua. Ci vogliono al minimo 6 mesi per stagionare il legno, ed è meglio consentirgli di stagionare il più possibile. Il legno stagionato perde oltre il 60 % della sua umidità e perciò fornirà molto più calore e sarà molto più facile accenderlo. Sarà anche molto più leggero da maneggiare.

La legna verde può contenere sino al 75% di umidità rispetto alla sua massa. Il legno è considerato secco quando contiene il 15/20% di umidità (circa 18-24 mesi di stagionatura).

La percentuale di umidità incide notevolmente sul potere calorico del legno, poiché una parte del calore sprigionato serve a far evaporare l'acqua in esso contenuta e viene disperso in canna fumaria insieme al vapore prodotto. Per esempio, seguendo si può vedere il potere calorico del faggio in rapporto all'umidità:
Anidro 4456 Kcal/Kg
15% di umidità 3700 Kcal/Kg
30% di umidità 2940 Kcal/Kg
50% di umidità 1930 Kcal/Kg

Il faggio secco (15% di umidità), rispetto allo stesso legno con il 30% di umidità, sprigiona il 25% in più di calore, ed il suo potere calorico si riduce alla metà quando l'umidità è del 50%.
Si tenga presente che legna vecchia non significa di per sé legna secca: l'essiccazione della legna è funzione del tempo, ma anche della giusta collocazione e conservazione durante la stagionatura. Legna conservata molto a lungo senza protezione, od in ambienti umidi e mal ventilati, sarà più probabilmente marcia che secca.

La tabella seguente mostra i tempi medi di essiccazione da rispettare per ottenere buona legna da ardere.

Umidità media del legno in percentuale
Legna lasciata all’aria aperta Legna messa al riparo 3 mesi dopo il taglio
Tempo di essiccazioneCiocchiTronchiCiocchiTronchi
0 (legna verde)75787578
3 mesi48624461
6 mesi37462935
9 mesi33382628
12 mesi26352527
18 mesi18271717
24 mesi16241614
30 mesi15241514


Insomma, potendo, non si deve avere fretta nell'utilizzare la legna che ci si è procurati: più secca sarà la legna, migliore, più economica e meno laboriosa sarà la qualità del riscaldamento che se ne ricaverà.
Utilizzando legna secca di un anno, si potrà dimezzare la quantità di legna necessaria al riscaldamento.


Tipi di Legno


Il tipo di legno che sarà possibile bruciare dipenderà in larga misura dalle specie che crescono in zona: gli alti costi di trasporto impediscono alla legna di essere consegnata a grandi distanze. Legno dolce o legno duro Tutto il legno si può suddividere in due categorie, "duro" o "dolce", a seconda della provenienza. Il legno duro proviene dalle latifoglie, usualmente alberi decidui, ad esempio rovere, faggio, noce. Il legno dolce proviene dalle conifere, o sempreverdi, come pino, abete, larice.

Relativamente al peso, tutti i legni hanno più o meno lo stesso potere calorifico, ma poiché il legno duro è più denso, produce maggior calore in rapporto al volume.

I legni duri sono generalmente più densi e meno resinosi dei legni dolci; perciò bruciano più lentamente, producendo un calore più durevole. I legni dolci bruciano più rapidamente producendo un calore più forte, rendendoli ottimi per avviare il fuoco; usarli però, come combustibile principale significa dover ricaricare la stufa più spesso. I legni dolci producono anche maggiore creosoto, il che significa dover pulire più spesso il camino.

Per ottenere un fuoco caldo e durevole la miglior cosa è mescolare un 20 per cento di legno dolce con un 80 % di legno duro.

Capacità di combustione a parte, i tipi di legno, all'interno delle due categorie, hanno delle specifiche caratteristiche che meritano di essere considerate. Per esempio, legni a fibra lunga e liscia, come il faggio ed il rovere rosso, sono più facili da spaccare di legni con fibre corte e contorte. Alcuni legni, compresi alcuni legni dolci, producono grandi quantità di fumo; altri contengono sacche di umidità che provocano scoppiettii durante la combustione, producendo faville e spargendo scintille.

Molti alberi da frutto, come il melo, emanano una gradevole fragranza mentre bruciano. La tabella seguente mostra alcune di queste caratteristiche per i tipi più comuni di legno.

Tipo di legnoQuantità di caloreFacilità di combustioneDensità dei fumiFacilità di taglio
Legni duri
AceroAltaBuonaBassaBuona
BetullaAltaBuonaBassaBuona
CiliegioMediaBuonaBassaBuona
FaggioAltaBuonaBassaBuona
FrassinoAltaBuonaBassaBuona
NoceMediaBuonaBassaBuona
OlmoMediaMediaMediaCattiva
PioppoBassaBuonaMediaCattiva
RovereAltaBuonaBassaBuona
Legni dolci
AbeteBassaMediaMediaMedia
LariceMediaBuonaMediaBuona
PinoBassaMediaMediaMedia


Chi nella vostra zona ha già esperienza di combustione a legna potrà informarvi sulle qualità di combustione dei legni disponibili. Saranno probabilmente d'accordo che le scelte migliori sono: frassino, faggio, betulla, rovere, carpino,acero, tutti legni con alto potere calorifico, facilità di combustione, poco fumo prodotto, facilità di taglio.

Noce:appartiene alla famiglia delle Juglandacee molto longevo, il tronco e la chioma possono raggiungere i 30 metri in altezza. La corteccia è di colore grigio e liscia e cresce dappertutto. Il suo legno, molto pregiato è un ottimo combustibile e quando brucia emana un aroma forte e intenso, si può usare per cuocere il pane e i dolci. E' difficile da trovare, se non come ramaglia di sottobosco o scarto di falegnameria, perchè il suo legno viene usato in per la costruzione di mobili e suppellettili.

Quercia: appartiene alla famiglia delle Fagacee (angiosperme), ne esistono di vari tipi, le più comuni sono il rovere, il cerro, il leccio, la farnia. Il suo legno è molto pregiato e viene usato nelle costruzioni in edilizia e nell'industria conciaria, è un ottimo combustibile apprezzato perchè essendo compatto brucia molto lentamente, mantenendo la fiamma nel focolare.

Castagno: si tratta di una pianta molto diffusa, appartenente alla famiglia delle Fagacee, ha un legno compatto ed elastico non molto pesante, viene usato per costruire pali e sostegni di vario tipo. Non molto adatto per il riscaldamento, ha un basso potere calorico con l'inconveniente di fare abbondante fumo.

Faggio: appartiene alla famiglia delle Fagacee, è abbastanza diffuso in Europa.ha chioma ampia, ovale e folta, il suo legno è compatto e pesante, per questo è adatto come combustibile con un buon potere calorico a bruciatura lenta e va bene per ogni tipo di cottura.

Betulla: della famiglia delle Betullacee, ha corteccia biancastra o rossastra, cresce facilmente in tutti i terreni. Il suo legno è morbido, non molto adatto a mantenere la fiamma nel focolare, ma più adatto durante la fase di accensione del caminetto perchè brucia molto in fretta. La sua corteccia contenendo tanniti viene usata per la concia delle pelli.

Larice: della famiglia delle Pinacee (specie: gimnosperme, classe: conifere), è un albero di alto fusto presente sulla fascia alpina, ha corteccia grigiastra, spessa e profondamente solcata. Le sue foglie sono di tipo aghiformi, di colore verde chiaro, riunite in fascetti. Il suo legno è duro ed è un discreto combustibile, essendo un legno resinoso tende a fare fumo e a sporcare la canna fumaria. Va bene per la cottura delle carni essendo anche un legno aromatico.

Pioppo: appartiene alla famiglia delle Salicacee. Ne esistono di due tipi.il pioppo bianco ed il pioppo nero per la caratteristica della loro corteccia. Non è molto adatto come combustibile per il caminetto, essendo un legno particolarmente elastico e leggero e lo si usa prevalentemente durante la fase di accensione per la sua caratteristica di bruciare in fretta quando è bello secco.

Olmo: famiglia delle Olmacee. E' un albero di prima grandezza che raggiunge i 35 metri di altezza, la corteccia è di colore bruno con fenditure verticali, le foglie hanno margine dentato, lunghe circa 15 cm, con il picciolo e apice acuto. Il suo legno essendo duro brucia molto lentamente con un ottimo potere calorico e per questo e' un ottimo combustibile per il caminetto.

Ciliegio: è un albero di terza grandezza che può raggiungere i 20 m, di altezza appartenente alla famiglia delle Rosacee. Le foglie hanno margine dentato con evidenti nervature, apice e piciolo lungo con delle ghiandole alla base. La corteccia è di colore bruno lucente. Il suo legno è un ottimo combustibile che va molto bene per cuocere i cibi al forno, meno come riscaldamento.

Pino: (abete rosso) con questo termine si usa rappresentare una classe di piante della famiglia delle Pinacee, classe Conifere (gimnosperme) a cui fanno capo circa 90 specie diverse. Le foglie sono di tipo aghiforme e in Italia sono diffusi il pino domestico o da pinoli, il pino marittimo, il pino silvestre, il pino nero.ecc. Il legno dei pini è un discreto combustibile, non dei migliori, ma accettabile, sviluppa una fiamma scintillante che riscalda rapidamente. Essendo piante resinose hanno il difetto di fare molto fumo durante le prime fasi dell'accensione. Da apprezzare invece le pigne che sono un ottimo combustibile. Dal punto di vista della cottura dei cibi si presta molto bene essendo un legno aromatico.

Olivo: famiglia delle Olacee,è un albero di terza grandezza che arriva a 15 m. di altezza. Originario della Palestina.si diffuse in Egitto intorno al 2000 a.c. e di qui passò in Grecia e nelle restanti regioni del bacino Mediterraneo. Ha corteccia di colore chiara che si scurisce con l'età. Le foglie sono persistenti e lisce. Il tronco è sinuoso e nodoso, crescendo si divide fino a diventare cavo. E' un ottimo legno da combustibile che brucia anche quando è verde per la presenza di olio al suo interno e che lo porta a fare un fumo fragrante e aromatico all'inizio della combustione. Per questa caratteristica va molto bene per cuocere pizze e focacce.

Alberi da frutto: sono legni duri che si prestano bene per il riscaldamento nel caminetto o nel forno. Hanno la caratteristica di bruciare lentamente, di fare poco fumo e di rilasciare sostanze aromatiche che conferiscono sapori unici ai cibi cotti con questo sistema.


Accendere il Fuoco


  1. Aprire la valvola dell'aria primaria al massimo; se è presente un cassetto per la cenere, si può aprirlo leggermente per aumentare l'afflusso dell'aria (SOLO al momento dell'accensione!). Se il termocamino ha una doppia camera di combustione, accertarsi che il deviatore dei fumi sia aperto a tiraggio diretto verso la canna fumaria.
  2. Accartocciare strettamente 4 o 5 fogli di giornale e piazzarli sulla griglia o sul fondo della stufa. Piazzare sopra la carta qualche decina di piccoli pezzi di legno, più piccoli e più secchi saranno meglio prenderà il fuoco; l'ideale, tanto per farsi un'idea, è il legno per cassette da frutta. Incrociare i legni, in modo che l'aria circoli liberamente tra i pezzi: il legno troppo stipato non brucia correttamente.
  3. Aggiungere altra legna, sempre incrociandola, e sempre più grande, sino a raggiungere i 2/3 della capacità della camera di combustione.
  4. Accertarsi che il camino stia tirando correttamente. Molti camini possono invertire il tiraggio quando sono freddi, aspirando aria dall'esterno. Se il tiraggio è corretto, si può accendere la carta alla base della pila di legna; altrimenti, se il tiraggio è invertito, prendere qualche altro foglio di giornale, accartocciarlo e stiparlo nella stufa nel punto più in alto raggiungibile verso l'imbocco della canna fumaria, generalmente dietro il deviatore dei fumi. La carta produce un fuoco molto caldo e relativamente scarso di fumi; accendendola, il suo calore dovrebbe riscaldare la canna fumaria e correggere il tiraggio; non appena si è certi che il camino stia tirando correttamente, accendere anche la carta alla base della pila di legna.
  5. Una volta acceso il fuoco, attendere qualche minuto prima di chiudere i controlli dell'aria e il deviatore dei fumi; la stufa e la canna fumaria devono riscaldarsi a sufficienza per mantenere il corretto tiraggio e raggiungere la temperatura critica per la combustione corretta della legna.
  6. Chiudere il cassetto della cenere, se è stato aperto, e successivamente la porta di carico della stufa. Attendere ancora 15/20 minuti prima di cominciare a ridurre l'afflusso dell'aria primaria.
ATTENZIONE!
In generale NON UTILIZZARE MAI liquidi infiammabili per accelerare l'accensione di un fuoco di legna o carbone: È ESTREMAMENTE PERICOLOSO.



La Combustione


Una volta scelta la stufa/il camino, sarà il caso di dare un'occhiata combustibile utilizzato per accenderla: la legna, per lo più, sebbene alcune delle stufe descritte nella sezione precedente possano utilizzare combustibili alternativi.
Riscaldare con una stufa/camino a legna è anche una scelta di vita, specialmente se si è abituati a regolare la temperatura con un termostato. Trovare, comprare, trasportare, tagliare, immagazzinare legna, così come accendere e governare un fuoco e disfarsi delle ceneri, sono compiti che si dovrà imparare ad amare, perché diventeranno parte della vita quotidiana. Conoscere il legno come combustibile è indispensabile per poter ottenere buoni risultati da una stufa, e aiuterà a valutare se il proprio stile di vita potrà adeguarvisi.

COME BRUCIA IL LEGNO
Il legno è, in sostanza, un magazzino di energia solare. Le foglie degli alberi agiscono come piccoli pannelli solari che assorbono l'energia irraggiata dal sole, utilizzandola per convertire acqua, anidride carbonica e minerali in materia organica, il legno. Accendere un fuoco di legna significa liberare questa energia.
Due cose sono necessarie perché il legno bruci: ossigeno ed alta temperatura. Perché una stufa bruci il legno efficacemente deve mantenere alta la temperatura interna e provvedersi di ossigeno sufficiente per consumare quanta più legna e gas possibile.

Quando il legno brucia, passa attraverso tre fasi di combustione:
  1. L'umidità evapora dal legno per azione del fuoco circostante. Qualunque legno contiene una certa percentuale di umidità. Poiché parte del calore prodotto dal fuoco è impiegata nella sua evaporazione , è molto più conveniente, ed anche meno inquinante, usare legno stagionato (max 20% di umidità) piuttosto che legna verde tagliata di fresco (50% o più di umidità). Questa fase è completa quando il legno raggiunge la temperatura di 100°C (Punto di ebollizione dell'acqua).
  2. Aumentando la temperatura, il legno si decompone in gas volatili e carbone. Il legno prende fuoco ad una temperatura compresa tra i 260°C ed i 315°C, bruciando la carbonella ed una piccola percentuale dei gas. La maggior parte dei gas, comunque, sfuggirà per il camino, a meno che la temperatura nella stufa sia sufficientemente alta da bruciarli. (fase 3) Una volta nel camino, i gas si combinano con l'umidità per formare creosoto.
  3. I gas e il carbone bruciano. Il carbone comincia a bruciare emettendo calore tra i 540°C ed i 705°C, riducendosi in cenere. In questa fase si produce la maggior parte del calore sfruttabile. I gas volatili si accendono tra i 600°C ed i 650°C, purché abbiano sufficiente ossigeno. I gas di rado raggiungono questa temperatura, a meno che non siano in qualche modo confinati e dirottati verso la fiamma, od in un area della camera di fuoco dove questa temperatura sia stata raggiunta. L'efficienza delle stufe non catalitiche dipende dalla loro capacità di ottenere questo.

Potere calorifico del legno
Il potere calorico interno del legno è espresso generalmente in Kcal/Kg. e rappresenta la quantità di calore sprigionata dalla completa combustione di un chilogrammo di legna. Il potere calorico dipende dalla qualità del legno e dal tasso di umidità. In media, si possono ottenere i seguenti valori per Kg. di legno anidro: Frondoso 4300 Kcal/Kg, Resinoso 4600 Kcal/Kg. A fronte di uguale peso, i legni resinosi hanno dunque un potere calorico superiore agli altri legni. Questa diversità è compensata da una maggiore densità dei legni frondosi.

Aria in eccesso
Come tutti i combustibili, il legno ha bisogno di una certa quantità di aria ( circa 5 mc di aria per kg) per bruciare completamente. Poiché però il legno è un combustibile solido, e si miscela con difficoltà con l'aria, è necessario fornire una quantità di aria in eccesso ( fino ad un totale di 8 mc per kg.) per essere certi che la combustione avvenga regolarmente. Tale aria in eccesso, naturalmente, non viene in realtà bruciata, e viene espulsa dalla canna fumaria, trascinando con sé, però, una parte del calore prodotto. Questo è uno dei motivi per cui il rendimento del legno come combustibile è inferiore a quello di combustibili gassosi, come il metano, o vaporizzabili, come il gasolio, che miscelandosi intimamente con l'aria, hanno meno bisogno di averne in eccesso. Soltanto in stufe molto sofisticate, come le già descritte stufe a palline, si riesce ad ottenere la gassificazione della legna, ed un rendimento altissimo.
Nei camini aperti la quantità d'aria aspirata è in tale eccesso (un camino con una bocca da 1 m x 1 m può aspirare sino a 300 mc d'aria l'ora) che la maggior parte del calore prodotto dalla combustione viene sprecata. Nelle stufe, la possibilità di regolare, col registro dell'aria, la quantità di ossigeno fornito, consente di ridurre questo spreco al minimo.

Residui della combustione.
Il legno, qualunque sia la sua origine, è costituito da una parte organica combustibile( la cui composizione chimica media è Carbone 50%,Ossigeno 42,5%, Idrogeno 6,5%, Azoto 1%), da una parte minerale inerte, e dall'acqua. Le sostanze organiche, cioè le resine, i tannini, ed i polimeri (cellulosa, emicellulosa e lignina), per azione della ossidazione ad alta temperatura durante la combustione, subiscono delle profonde modificazioni chimiche, liberando energia e producendo dei residui, che, a seconda della qualità della combustione, possono variare entro certi limiti. I principali residui sono le ceneri costituiscono dal 2 al 3 % della massa anidra del legno e sono il residuo della sua parte minerale (silicio, calcio, magnesio, potassio, acido fosforico, etc.). Costituiscono un eccellente fertilizzante, e possono essere utilizzate ottimamente anche come detergente per i vetri ad alta resistenza termica delle stufe e degli inserti per caminetti. In effetti, un tempo erano utilizzate come costituente di saponi artigianali.

Ossidi di Azoto
Le alte temperature favoriscono l'unione tra le molecole d'ossigeno e di azoto presenti nell'aria. La loro produzione non dipende dunque dal tipo di combustibile impiegato, e non può essere del tutto eliminata, ma solo ridotta dal controllo dell'aria comburente.

Ossidi di Zolfo
Lo zolfo è presente in quantità minime nella legna, di più' in combustibili fossili, come carbone e gasolio. L'anidride solforosa, mescolandosi col vapore acqueo di condensa soprattutto in canne fumarie mal isolate, produce piccole quantità di acido solforico, che è tra i responsabili del precoce deterioramento dei camini. Insieme con gli ossidi di azoto, gli ossidi di zolfo sono i principali responsabili delle piogge acide.

Ossidi di carbonio
Costituiscono la massa principale dei gas di risulta della combustione. Il monossido di carbonio si produce sulla superficie della legna come primo risultato della combustione, e brucia poi ad anidride carbonica (Biossido di carbonio) per successiva ossigenazione. Se dunque la combustione avviene in carenza di ossigeno, essa non si arresta completamente, ma procede producendo monossido, anziché biossido, che è il risultato naturale di una combustione corretta. Questo processo, oltre ad essere antieconomico, poiché riduce di molto la potenza termica ottenibile, è anche molto pericoloso perché il monossido di carbonio è un potente veleno, in virtù della sua affinità con la emoglobina del sangue. E' un gas insidioso, inodore ed incolore, avvertibile solo dai sintomi che produce: mal di testa, vertigini, sonnolenza, poi il coma e la morte. L'intossicazione si cura iperossigenando in camera iperbarica, ma un intossicazione avanzata può comunque lasciare conseguenze. Poiché è di lenta metabolizzazione, l'intossicazione può avvenire per accumulazione di esposizioni successive al gas in locali infestati avvenute anche ad intervalli di tempo. Gli incidenti d'intossicazione da monossido di carbonio provocati da apparecchi di riscaldamento a legna sono molto rari, e sono generalmente dovuti al cattivo stato della canna fumaria, più che della stufa. Invece gli apparecchi a combustibile a gas, sono più frequentemente soggetti ad incidenti, ma anche in questo caso la responsabilità è comunque quasi sempre da addebitare alla mancata manutenzione od alla cattiva progettazione della canna fumaria. Comunque un impianto ben progettato, realizzato con prodotti di qualità e mano d'opera esperta, è assolutamente sicuro.

L'anidride carbonica (Biossido di carbonio) si forma per ossigenazione del monossido di carbonio, ed è un gas innocuo, la cui produzione è implicata dal processo stesso della combustione, la quale si dice completa proprio quando ogni molecola di carbonio del combustibile si lega con una molecola di ossigeno presente nell'aria comburente per produrre anidride carbonica. Questo processo completo libera la maggior parte dell'energia prodotta dalla combustione. E' un gas fondamentale per la vita delle piante, che ne assorbono il carbonio, liberando l'ossigeno nell'aria. Non può dunque essere considerato di per sé un gas inquinante.

Idrocarburi incombusti
Le molecole che costituiscono la parte organica del legno sono estremamente stabili: occorre un'alta temperatura per spezzarle ossidandole, come abbiamo visto descrivendo la terza fase della combustione della legna. Nei caminetti aperti o nelle stufe di cattiva qualità, questa terza fase della combustione non avviene, con conseguente formazione di creosoti. I creosoti sono idrocarburi aromatici e poliaromatici fortemente ossigenati e costituiscono buona parte della condensa che si forma nelle canne fumarie per cattiva combustione. Mescolati alla fuliggine, formano delle incrostazioni nelle canne fumarie, specie dei camini tradizionali, che possono essere causa, se non periodicamente rimosse, di pericolosi incendi. I creosoti si formano soprattutto quando la temperatura dei fumi nella canna fumaria è bassa. Questo consente alla condensa di aderire alle pareti. Bruciatori a legna che inviano nel camino fumi molto caldi non produrranno molte incrostazioni, perché la temperatura all'interno della canna è troppo alta per consentire la formazione di depositi, anche se i creosoti sono presenti nei gas. Il creosoto si addensa più facilmente nelle parti più fredde della canna; nella maggior parte delle installazioni questo avviene nel tratto terminale. Le canne fumarie in acciaio hanno meno problemi con i creosoti di quelle in muratura, sia per le pareti interne più lisce, sia perché la loro maggiore espansione e contrazione in seguito alle variazioni di temperatura tende a fratturare i depositi di creosoti, provocando il loro distacco e ricaduta nel fuoco.

La fuliggine è un altro risultato della combustione incompleta. È costituita fondamentalmente da carbone puro (98%). Assorbe facilmente la condensa dei creosoti, fissandola alle pareti della canna fumaria.

La condensa si forma facilmente bruciando legna verde in impianti dotati di canne fumarie non ben coibentate. La prima fase della condensa è costituita soprattutto dal vapore acqueo risultato della rapida essiccazione della legna nella camera di fuoco. Successivamente, col progredire della combustione, si forma condensa dagli idrocarburi incombusti, di cui abbiamo già parlato, E' un liquido scuro, oleoso, maleodorante, infiammabile e di facile infiltrazione. Si può evitare soltanto bruciando buona legna in impianti realizzati correttamente, con una buona canna fumaria.